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Feltri attacca Napolitano, il Pd insorge

Il direttore del Giornale: ha tradito un patto.

Soro: la Costituzione non è di proprietà di Berlusconi

napolitano risponde al "giornale" di feltri

Quirinale: nessun patto su Lodo Alfano

Per la bocciatura della legge sull'immunità la Consulta si sarebbe ispirata alla sentenza sul caso Previti del 2005

2009-10-13

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Elettrici Antinvendio

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Dalessandro Giacomo

SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

 

L'ARGOMENTO DI OGGI

 

Il Mio Pensiero:

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2009-10-13

CORRIERE della SERA

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2009-10-13

napolitano risponde al "giornale" di feltri

Quirinale: nessun patto su Lodo Alfano

Per la bocciatura della legge sull'immunità la Consulta si sarebbe ispirata alla sentenza sul caso Previti del 2005

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NOTIZIE CORRELATE

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Feltri attacca Napolitano, il Pd insorge (11 ottobre 2009)

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La Corte Costituzionale si è pronunciata: "Il Lodo Alfano è illegittimo" (7 ottobre 2009)

Giorgio Napolitano (Lapresse)

Giorgio Napolitano (Lapresse)

MILANO - Nessun patto sul Lodo Alfano o sulla Consulta. Così il Quirinale risponde a ricostruzioni pubblicate sul Giornale diretto da Vittorio Feltri ("parti di testo del lodo Alfano furono scritte da un consigliere giuridico di Napolitano"). "È del tutto falsa l'affermazione che al Quirinale si siano "stipulati patti" su leggi la cui iniziativa, com'è noto, spetta al governo, e tanto meno sul superamento del vaglio di costituzionalità affidato alla Consulta" si legge nella nota diffusa dalla presidenza della Repubblica.

INDIPENDENZA DELLA CORTE - "Una volta rilevata, da parte del presidente della Repubblica, la palese incostituzionalità dell’emendamento "blocca processi" inserito in Senato nella legge di conversione del decreto 23 maggio 2008, il Consiglio dei Ministri - si legge nel comunicato - ritenne di adottare il disegno di legge Alfano in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato. Il presidente della Repubblica ne autorizzò la presentazione al Parlamento, e successivamente, dopo l’approvazione da parte delle Camere, promulgò la legge. Tale promulgazione, comunque motivata, non poteva in nessun modo costituire "garanzia" di giudizio favorevole della Corte in caso di ricorso". Dal Quirinale si sottolinea che "il rispetto dell’indipendenza della Corte Costituzionale e dei suoi giudici, doveroso per tutti, ha rappresentato una costante linea di condotta per qualsiasi presidente della Repubblica. La collaborazione tra gli uffici della presidenza e dei ministeri competenti - è la conclusione - è parte di una prassi da lungo tempo consolidata di semplice consultazione e leale cooperazione, che lascia intatta la netta distinzione dei ruoli e delle responsabilità".

CASO PREVITI - Per quanto riguarda la sentenza sul Lodo Alfano, la Corte Costituzionale avrebbe individuato nella propria sentenza n. 451 del 2005 sul "caso Previti" una strada per stabilire un equilibrio tra le esigenze pubbliche da parte delle alte cariche dello Stato e quelle di un corretto svolgimento di un eventuale processo penale a loro carico. La notizia, trapelata in ambienti vicini alla Consulta (che affronterà l'argomento nella motivazione scritta), viene riportata dall'agenzia Ansa. In quella sentenza si stabilì che, nel caso un imputato sia anche componente di un ramo del Parlamento, il giudice ha "l'onere di programmare il calendario delle udienze in modo da evitare coincidenze con i giorni di riunione degli organi parlamentari".

BERLUSCONI - Muovendo dalla sentenza di quattro anni fa il conflitto tra esigenze processuali ed extraprocessuali nel caso di alte cariche dello Stato potrebbe essere risolto senza violare il principio di uguaglianza: i processi a Berlusconi andrebbero avanti, ma i giudici avrebbero l'obbligo di fissare, d'intesa con il premier, un calendario delle udienze che tenga conto degli impegni istituzionali del presidente del Consiglio, in modo da evitare coincidente e non compromettere il diritto di difesa.

 

12 ottobre 2009(ultima modifica: 13 ottobre 2009)

 

 

 

 

E Rosy Bindi: "Il Cavaliere prenda le distanze dal quotidiano della sua famiglia"

Feltri attacca Napolitano, il Pd insorge

Il direttore del Giornale: ha tradito un patto. Soro: la Costituzione non è di proprietà di Berlusconi

Il titolo a tutta pagina sul Giornale con le critiche di Feltri a Napolitano (Ansa)

Il titolo a tutta pagina sul Giornale con le critiche di Feltri a Napolitano (Ansa)

MILANO - Dopo il presidente della Camera Gianfranco Fini, il direttore del Giornale Vittorio Feltri attacca il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nell’editoriale pubblicato oggi - titolato a tutta pagina "Lo zampino del Quirinale sul lodo" - Feltri scrive di un "patto tra gentiluomini" che il capo dello Stato avrebbe disatteso con Palazzo Chigi circa il giudizio di costituzionalità della Consulta sul Lodo Alfano.

PATTO TRA GENTILUOMINI - Nella ricostruzione di Feltri, "parti di testo del lodo Alfano furono scritte da un consigliere giuridico di Napolitano". In buona sostanza, secondo Feltri, "i funzionari di Napolitano dissero: non preoccupatevi, sistemeremo noi il testo del Lodo in modo che non trovi ostacoli nella Consulta. Vi garantiamo, passerà". Queste sarebbero le ragioni dell’ira di Berlusconi dopo la bocciatura della Consulta. "Ovvio - conclude il direttore del Giornale -. Il capo dello Stato gli ha fatto ritirare l’emendamento blocca processi per ragioni di opportunità, gli ha promesso di adoperarsi per portare al traguardo la tutela delle maggiori autorità istituzionali e il patto tra gentiluomini alla resa dei conti si è rivelato un bidone contro il premier e l’intero governo".

"LA COSTITUZIONE NON E' SUA" - Ma l'attacco al Quirinale non è piaciuto al Pd che aprendo il proprio congresso a Roma ha tributato un saluto particolare a Giorgio Napolitano, per il suo impegno a difesa della Costituzione. Ma l'attacco di Feltri è stigmatizzato in particolare da alcuni esponenti di punta del partito. Per il capogruppo alla Camera, Antonello Soro, "il fatto che il giornale della famiglia Berlusconi continui a portare avanti un attacco esplicito al Capo dello Stato chiamando in causa con modesta fantasia il ricorso a un funzionario del Quirinale è segno palese non solo di assoluta mancanza di rispetto per il Presidente della Repubblica e per la Corte Costituzionale, ma anche una conferma di una confusione sul carattere della nostra Costituzione, sulla divisione dei poteri e la conferma di una indisponibilità a prendere atto che in Italia esiste una costituzione che non è proprietà della famiglia Berlusconi". "Il fuoco continuo verso il Quirinale - ha sottolineato Soro - non servirà a nascondere le ragioni vere di questo accanimento che stanno nella consapevolezza di aver fallito la prova di governo".

"BERLUSCONI PRENDA LE DISTANZE" -Rosy Bindi, che nei giorni scorsi era stata protagonista di un battibecco con il premier durante Porta a Porta, invita ora il Cavaliere a "prendere le distanze dal giornale di famiglia perché si sta andando troppo oltre". "Questa partita denigratoria nei confronti del Capo dello Stato e delle istituzioni - ha aggiunto - ci fa dire che il governo è contro lo Stato. E’ inutile affermare che ci possa essere coabitazione se poi il giornale di famiglia fa questi attacchi contro Napolitano al quale va tutta la nostra solidarietà".

DI PIETRO, NAPOLITANO SMENTISCA - Il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro e l'europarlamentare dell'Idv Luigi de Magistris sulla vicenda hanno scritto una nota congiunta: "Con la fiducia nelle Istituzioni che ci ha sempre animato nella battaglia in difesa della democrazia, rivolgiamo al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano un nuovo accorato appello affinchè trovino da Lui smentita le inquietanti ricostruzioni pubblicate oggi su Il Giornale".

11 ottobre 2009

 

 

 

 

Il ministro della Difesa

La Russa: serve una tregua

Faremo il primo passo

"Dialogo necessario ma la sinistra rinunci agli attacchi"

ROMA — È un appello "opportuno, e che arriva al momento giusto quello del di­rettore del Corriere della Sera per una tre­gua tra le forze politiche e per un ritorno a una informazione libera e assieme corret­ta ". Ne è convinto Ignazio La Russa, mini­stro della Difesa e co-coordinatore del Pdl. Tanto da lanciare a sua volta quasi un invi­to alla sua coalizione, perché "abbia la forza di rinunciare a dire che non siamo stati noi a cominciare la guerra, anche se la verità è questa", e perché compia dei passi verso una riconciliazione che porti a un clima più sereno. Ma a una condizione.

A chi la pone? "Chiedo alla sinistra che finalmente si convinca che deve competere sul terreno della conquista dei consensi, e non sulla de­monizzazione e sugli attacchi a Berlusconi fatti anche per interposta persona, da parte di una frangia di magistratura politicizzata o di una stampa straniera che viene esaltata quando infierisce sul premier, e magari con­trastata se ci critica per altre ragioni, per un evento sportivo, per uno spettacolo, o chis­sà per che altro". In questo momento però gli attacchi più duri — verso la Consulta, la magistra­tura, il capo dello Stato, l’opposizione, la stampa estera — vengono dal presidente del Consiglio... "È naturale che usi toni alti un premier come Berlusconi che da quindici anni è sot­toposto ai colpi più duri di chi non vuole accettare il verdetto popolare e cerca con ogni mezzo di rovesciarlo. È difficile subire senza reagire. È vero però che noi, che sia­mo maggioranza e siamo al governo, abbia­mo il dovere di impegnarci per costruire un clima più civile nel Paese. Anche per un mo­tivo molto semplice".

Quale? "Se, per un tocco di bacchetta magica, si arrivasse davvero ad avere un clima più nor­male in questo Paese, se si avesse di colpo una stampa che fa critiche anche severe ma sui fatti e non sul gossip, che non persegui­ta insomma, e un’opposizione con la qua­le dialogare serenamente su come si può cambiare il sistema di elezione del­la Corte costituzionale, o come si può tornare ad avere quelle garanzie di pro­tezione dal 'fumus persecutionis' per chi fa politica che i costituenti ave­vano previsto con l’immuni­tà, i primi a esserne felici sa­remmo noi. Perché tutto sa­rebbe più facile, e perché potremmo tornare a concen­trarci solo sulle cose da fare per il Paese". E cosa impedisce che sia­te voi a compiere il primo passo? "Alcuni passi io credo che noi dovremmo farli: io per esempio non ho condiviso l’aver gettato nel calderone delle polemiche il capo dello Stato, che a mio giudizio si è sempre comportato corret­tamente. Ritengo che sulle riforme vada ri­cercato il più possibile un dialogo con l’op­posizione, anche perché è la Costituzione che richiede una maggioranza qualificata in caso di modifiche o comunque un referen­dum popolare. Ed è vero che non si può ge­neralizzare quando si parla di magistratura, bisogna giudicare caso per caso: peraltro, ormai mi sembra che di attacchi indiscrimi­nati dal centrodestra non ne arrivino più".

Però dire che sono buoni i magistrati che assolvono e cattivi quelli che condan­nano è troppo facile... "Questo lo ha sempre fatto anche la sini­stra, a dire il vero. Ma il punto è un altro. Noi siamo disposti a fare i nostri passi, ma non ci si può chiedere un disarmo unilatera­le, perché sarebbe inaccettabile consegnar­si a mani alzate a chi ha scatenato la caccia. Perlomeno, bisognerebbe procedere assie­me " . All’opposizione cosa chiedete? "Per esempio, ci piacerebbe che anche lo­ro dicessero che certe trasmissioni televisi­ve superano i limiti della decenza. Che non battessero le mani quando una parte della stampa estera irride il nostro governo. Che prendessero le distanze dai tanti professio­nisti dell’anti-berlusconismo - comici, gior­nalisti, magistrati - che hanno come unico obiettivo quello di abbattere, senza passare per un voto, un governo scelto dagli eletto­ri " . Ma su cosa, concretamente, potreste in­contrarvi, o siglare appunto una tregua? "Sulla giustizia un terreno di incontro po­tremmo trovarlo. Io per esempio ho una proposta: per mettere al riparo chi fa politi­ca da attacchi mirati e di parte, per fornire una difesa che esiste ovunque, si potrebbe pensare a processi che si celebrano in Corte di Assise anche in primo grado: una giuria di togati e assieme di giudici popolari sareb­be una garanzia importante".

Paola Di Caro

13 ottobre 2009

REPUBBLICA

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2009-10-13

Dura replica del Colle dopo gli attacchi di Berlusconi e del Giornale

Le ragioni della Consulta: "Soluzione in sentenza Previti"

Lodo Alfano, si muove il Quirinale

"Mai fatto patti con il governo"

Lodo Alfano, si muove il Quirinale "Mai fatto patti con il governo"

Giorgio Napolitano

ROMA - Nessun patto. Nessun accordo nascosto tra il Colle, il premier e il suo Guardasigilli per consentire il via libera al lodo Alfano. Dopo gli attacchi di Berlusconi e i veleni del Giornale, il Quirinale decide che la misura è colma e decide di replicare. "E' del tutto falsa l'affermazione che al Quirinale si siano stipulati patti su leggi la cui iniziativa, com'è noto, spetta al Governo, e tanto meno sul superamento del vaglio di costituzionalità affidato alla Consulta". Nessun patto, dunque. Semmai, come di consueto, una collaborazione tra gli uffici della presidenza e dei ministeri competenti: "Prassi da lungo tempo consolidata di semplice consultazione e leale cooperazione, che lascia intatta la netta distinzione dei ruoli e delle responsabilità".

La nota del Colle ricostruisce così la vicenda. A partire dalla "palese incostituzionalità dell'emendamento 'blocca processi'". Successivamente, nel giugno 2008, il cdm adottò il disegno di legge Alfano in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato. Napolitano ne autorizzò la presentazione al Parlamento, e successivamente, dopo l'approvazione da parte delle Camere, promulgò la legge. Un via libera che "non poteva in nessun modo costituire 'garanzia' di giudizio favorevole della corte in caso di ricorso". Ed ancora: "Il rispetto dell'indipendenza della Corte Costituzionale e dei suoi giudici, doveroso per tutti, ha rappresentato una costante linea di condotta per qualsiasi Presidente della Repubblica".

Le ragioni della Consulta. Ed emergono alcuni elementi sulla decisione della Consulta che ha bocciato il Lodo. Ironia della sorte, tra le chiavi del "no" c'è stata una sentenza che riguardava uno dei fedelissimi del Cavaliere, Cesare Previti. Da quanto si apprende la sentenza n. 451 del 2005, sarebbe stata individuata dai giudici come precedente utile per la loro pronuncia.

In quella sentenza la Corte aveva infatti stabilito un modo per trovare un equilibrio tra le esigenze pubbliche da parte delle alte cariche dello Stato e quelle di un corretto svolgimento di un eventuale processo penale a loro carico.

Allora la Corte Costituzionale scrisse che, nel caso un imputato sia anche componente di un ramo del Parlamento, il giudice ha "l'onere di programmare il calendario delle udienze in modo da evitare coincidenze con i giorni di riunione degli organi parlamentari".

Muovendo dalla sentenza di quattro anni fa - secondo quanto trapelato da ambienti vicini alla Corte, che affronterà l'argomento nel motivare la bocciatura del lodo Alfano - il conflitto tra esigenze processuali ed extraprocessuali nel caso di alte cariche dello Stato potrebbe essere risolto senza violare il principio di uguaglianza: i processi a Berlusconi, ad esempio, andrebbero avanti, ma i giudici avrebbero l'obbligo di fissare, d'intesa con il premier, un calendario delle udienze che tenga conto degli impegni istituzionali del presidente del consiglio, in modo da evitare coincidente e non compromettere il diritto di difesa.

(12 ottobre 2009) Tutti gli articoli di politica

 

 

 

 

 

 

L'UNITA'

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2009-10-13

Napolitano: "Nessun patto sul lodo Alfano"

Lodo bocciato per colpa di Previti?

La Corte Costituzionale, nel bocciare il lodo Alfano per violazione del principio di eguaglianza dei cittadini, avrebbe individuato nella propria sentenza n. 451 del 2005 sul "caso Previti" una strada per stabilire un equilibrio tra le esigenze pubbliche da parte delle alte cariche dello Stato e quelle di un corretto svolgimento di un eventuale processo penale a loro carico. È quanto trapelato in ambienti vicini alla Consulta In quella sentenza, la Corte Costituzionale scrisse che, nel caso un imputato sia anche componente di un ramo del parlamento, il giudice ha "l'onere di programmare il calendario delle udienze in modo da evitare coincidenze con i giorni di riunione degli organi parlamentari".

Intanto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano definisce "del tutto falsa l'affermazione che al Quirinale si siano "stipulati patti" su leggi la cui iniziativa, com'è noto, spetta al Governo, e tanto meno sul superamento del vaglio di costituzionalità affidato alla Consulta". È quanto scritto in una nota diffusa dal Quirinale.

12 ottobre 2009

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2009-10-13

Napolitano: nessun patto sul lodo Alfano

12 ottobre 2009

La nota del Quirinale

Napolitano: la spesa pubblica è fuori controllo

"Dai nostri archivi"

Avvocatura dello Stato: premier a rischio se cade il Lodo Alfano

Napolitano al governo: "Forti perplessità sul reato di immigrazione clandestina"

Il Quirinale risponde a Beppe Grillo: "Sul lodo Alfano bussola è la Consulta"

Immunità alte cariche, Napolitano firma il lodo Alfano

Alfano: "Il lodo è pronto, scudo per 4 cariche"

"È del tutto falsa - si legge nella nota - l'affermazione che al Quirinale si siano stipulati patti su leggi la cui iniziativa, com'è noto, spetta al Governo, e tanto meno sul superamento del vaglio di costituzionalità affidato alla Consulta. Una volta rilevata, da parte del Presidente della Repubblica, la palese incostituzionalità dell'emendamento "blocca processi" inserito in Senato nella legge di conversione del decreto 23 maggio 2008, il Consiglio dei Ministri ritenne di adottare il disegno di legge Alfano in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato. Il Presidente della Repubblica ne autorizzò la presentazione al Parlamento, e successivamente, dopo l'approvazione da parte delle Camere, promulgò la legge. Tale promulgazione, comunque motivata, non poteva in nessun modo costituire "garanzia" di giudizio favorevole della Corte in caso di ricorso".

12 ottobre 2009

 

 

 

 

AVVENIRE

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2009-03-13

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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